giovedì 7 ottobre 2010

Filippo Brunelleschi vs Lorenzo Ghiberti

Il concorso del 1401

Lorenzo Ghiberti , Il sacrificio di Isacco, Firenze, Museo nazionale del Bargello.

Filippo Brunelleschi, Il sacrificio di Isacco,
Firenze, Museo nazionale del Bargello.

Nel 1401 si tenne a Firenze il concorso promosso dall'Arte dei Mercanti di Calimala per l'appalto della decorazione dei battenti della porta settentrionale del Battistero di San Giovanni, sul tema del Sacrificio di Isacco.
La giuria era composta da trentaquattro giudici, fra cui c'era il banchiere Giovanni di Bicci de' Medici, e furono ammessi alla competizione sette orafi fiorenti e toscani.
Le figure presenti nella formella dovevano rappresentare Abramo nell'atto di sacrificare il figlio su un altare, l'angelo che interviene per fermarlo, l'ariete che dovrà essere immolato al posto di Isacco ed infine il gruppo con l'asino ed i due servitori.

Struttura della composizione

Possiamo notare come nella formella di Lorenzo Ghiberti sia presente una composizione obliqua, la quale divide la scena in due parti.  La parte sinistra con la presenza dei due servi e l'asino. Essi sembrano totalmente estranei e indifferenti alla vicenda in corso (collegamento con "Guarigione dell'infermo e la resurrezione di Tabita", Masolino). Nella parte destra invece troviamo i protagonisti, ovvero Abramo, Isacco e l'angelo.

Masolino, Guarigione dell'infermo e la resurrezione di Tabita, 1424-25, affresco,  Firenze, Santa Maria del Carmine, cappella Brancacci.











Lo stile narrativo è molto schematico, più funzionale alla narrazione. Ghiberti ha una stile più pittorico che ritroviamo, ad esempio, nella roccia che sembra quasi ricavata da colpi di pennello o nelle decorazioni a racemi e girali sul piedistallo su cui poggia Isacco.
La formella di Ghiberti è realizzata a fusione unica, a eccezione del nudo di Isacco e del braccio di Adamo, a differenza di quella di Brunelleschi, formata da sette blocchi separati saldati al fondo.


Totalmente diversa rispetto a quella di Ghiberti è l'interpretazione del tema del concorso da parte di Brunelleschi.
Possiamo dividere la formella in tre livelli, mediante assi orizzontali. Oltre a questi si può notare un asse verticale al centro, con la figura di Isacco. 
Lo stile di Brunelleschi è più geometrico, ogni figura è disposta secondo una logica ben pensata dallo scultore.
Nel 1° livello troviamo i due servi separati dall'asino. Queste due figure, molto dinamiche, debordano dalla cornice del quadrilobo, negando i limiti di spazio imposti dal "campo" della scultura. Il servo sulla sinistra, nell'atto di togliersi una spina dal piede, è un richiamo dell'antico, nello specifico al cosiddetto Spinario, copia romana di un originale ellenistico.


Spinario, copia romana da un originale ellenistico in bronzo, marmo, Firenze, Galleria degli Uffizi.
Man mano che aumentano i livelli, aumenta anche il pathos.
Il secondo livello è caratterizzato dalla posa scomposta del ragazzo che cerca di sottrarsi dalla presa del padre. Isacco infatti, è contratto in una posa di grande tensione, con un ginocchio puntato sull'altare, il busto in forte torsione e il capo rovesciato all'indietro.

Nel terzo livello troviamo l'apogeo del dramma: il particolare della lama sul collo di Isacco e, da una parte, la mano dell'angelo (forza sovrannaturale) che blocca il braccio di Abramo e dall'altra l'arbusto (forza naturale).




Il concorso venne vinto da Lorenzo Ghiberti. Le scelte espressive e l'interpretazione spaziale di Filippo Brunelleschi presentarono un tale sconvolgente grado di novità da non poter essere comprese in quel periodo.